Questa linea, mai entrata in funzione, è nota come “Ferrovia Palermo – Camporeale” poiché sedime ed opere d’arte furono realizzate in effetti solo fino alle campagne in prossimità del comune di Camporeale; nel progetto iniziale, sarebbe dovuta arrivare fino a Salaparuta per poi collegarsi alla rete delle complementari sicule innestandosu sulla ferrovia Castelvetrano-Santa Ninfa-Salaparuta-San Carlo-Burgio.

Il progetto iniziale fu realizzato alla fine del XIX secolo, e fu più volte modificato durante gli anni, ridisegnando il tracciato anche a distanza di breve tempo. La linea non entrò mai in funzione nonostante le opere realizzate, ed oggi esiste ancora un dibattito sul fatto se una parte iniziale fu effettivamente armata con i binari o meno.

Il tempo intercorso dall'inizio dei lavori della linea al suo abbandono si può constatare ammirando come siano cambiati gli stili architettonici dei portali delle gallerie, dei viadotti e dei muri. Questo vale anche per i caselli e le stazioni, che sono state realizzate con almeno tre diverse tipologie standard. E' infatti possibile riconoscere Stazioni Principali (le più grandi), Stazioni Secondarie (in prossimità dei centri minori), Fermate, presenti prevalentemente nelle zone rurali. Naturalmente sono anche presenti numerosi Caselli (posti a circa 2 km l’uno dall’altro), in alcuni casi ristrutturati ed adibiti ad abitazioni, in altri totalmente in abbandono e degradati.

L’inizio della nostra pedalata parte dalla Stazione Lolli di Palermo, da cui la linea sarebbe dovuta originare. Seguire il tracciato cittadino è oggi molto difficile, poiché l’espansione della città dagli anni ‘30 del secolo scorso ad oggi ha di fatto cancellato la quasi totalità del sedime: esso risulta adesso in parte utilizzato come strade cittadine o ricade all’interno di proprietà private. Nella galleria fotografica allegata a questo mio articolo ho cercato di raccogliere alcune delle infrastrutture e opere d’arte ancora presenti.

Inoltre nei file allegati e scaricabili, troverete due tracce in GPX (formato Garmin): la traccia della linea originale, e quella del percorso in bicicletta che cerca il più possibile di percorrere il tracciato, ove possibile, o di seguirlo nelle immediate vicinanze dove esso non è più percorribile.

Desidero comunque segnalare che esiste un progetto risalente al 2017 emanato dal Comune di Palermo, per realizzare un percorso ciclabile di circa 12 km, utilizzando in parte il percorso urbano della linea per collegare in modo facile e ciclabile (sfruttando le lievi pendenze ferroviarie) la città di Palermo al Comune di Monreale (maggiori approfondimenti cliccando qui). 

Chi volesse provare a seguire il tracciato cittadino dovrà armarsi di buona volontà. Il tracciato, partendo dalla stazione Lolli proseguiva affiancando inizialmente la linea ferroviaria per Trapani per poi scostarsene all’altezza della via Umberto Giordano. Dopo il carcere Malaspina voltava in quella che oggi è la via Paesiello ed attraversava la Via Regione Siciliana salendo verso Uditore, transitava lungo il Parco Turrisi (all’interno è presente una stazione ferroviaria), scavalcava via Leonardo Da Vinci, percorreva la attuale via Dogali, curvava dolcemente sull'attuale via villini S. Isidoro e risaliva, a mezza costa, verso Baida (dove è presente una stazione il cui Fabbricato è ancora oggi visibile da via Luparello). La linea proseguiva poi verso Boccadifalco, dove è possibile osservare il bellissimo viadotto ancora oggi in ottimo stato di conservazione, per poi dirigersi verso Monreale.

Per gli appassionati del pedale che vorranno evitare di percorrere il tracciato cittadino, l’itinerario può iniziare dalla salita per Monreale, da dove alla fine del Corso Calatafimi, percorrendo la Strada Provinciale 69, si potrà notare sulla destra la sede ferroviaria a mezza costa, a quota più alta del piano stradale. il tracciato si può anche raggiungere e visionare scalando una scaletta sulla roccia (naturalmente a piedi) proprio prima della Fontana del Drago. Come si evince dalle foto di accompagnamento a questo articolo, il sedime è interamente ricoperto di fitta vegetazione e quindi attualmente non agibile con le due ruote.

Con il dovuto equipaggiamento (scarpe da trekking, pantaloni e maglia a maniche lunghe) si potrà fare un percorso a ritroso e piedi fino all'imbocco della galleria che porta verso la zona residenziale di Poggio Ridente (attenzione è proprietà privata e l’ingresso è consentito solo ai residenti) e Boccadifalco.

Subito dopo la fontana del Drago esiste uno slargo da dove accedere ad un ulteriore segmento di sedime, ora asfaltato, che permette di osservare l’imbocco di una galleria adesso murata che sottopassa la provinciale 69 per sboccare in via Cannolicchio (poi via strada ferrata). Da qui, il tracciato si snoda dolcemente fino a raggiungere la stazione di Monreale. Il tracciato da Baida a Monreale, per zone servite, fa in effetti nascere alcune considerazioni sulle reali potenzialità di questo percorso, non solo in termini ciclistici (vedi anche: Lo studio di FS sul Sistema Tranviario Intercomunale Palermo-Monreale: un'idea ancora attuale? )

Da notare che i portali delle gallerie che si incontreranno successivamente avranno un aspetto diverso, probabilmente sono state realizzate in un periodo successivo. La galleria sotto la provinciale 69 è infatti l'ultima ad avere, in entrata ed in uscita, il medaglione marmoreo incastonato nella chiave di volta e la scritta " A III" (anno terzo dell'Era Fascista) – Lo stesso medaglione è (o era) presente anche nelle Gallerie di Baida, Boccadifalco e Poggio Ridente. E’ interessante segnalare che recentemente (notizia del 2018) questa galleria sia stata definita di interesse pubblico dall'ufficio tecnico del comune di Monreale per tentare di avviarne un recupero. La Galleria è occupata in modo improprio da anni; già nel 1997 era stata emessa una sanzione a causa dei cancelli che bloccano l'accesso l’accesso al tunnel.

Dal piazzale della stazione di Monreale si può proseguire in due modi. Esiste infatti un altra galleria che fino agli inizi del 2000 era percorribile dalle autovetture (erano presenti dei semafori che ne regolavano l’accesso e la stessa aveva un impianto di illuminazione), che passando sotto una porzione della cittadina Normanna, permetteva di superarla e di inerpicarsi dolcemente nella scalata della Conca D’Oro verso Altofonte. La Galleria, come specificato precedentemente ha un frontale diverso dalle precedenti, senza muro di contenimento in mattoncini, ed è visibile la la sigla "CEF" sulla cornice a destra (Società Anonima per Costruzione ed Esercizio di Ferrovie), e con fascio scolpito sulla pietra accanto al quale si legge "A V" (anno quinto dell'Era Fascista). Va precisato però che questo tunnel è oggi non agibile (a causa, sembra, di infiltrazioni di acqua che ne rendono pericolante la volta) e non è più dotata di impianto di illuminazione (il comune di Monreale ha tentato di bloccare l’accesso in entrata ed in uscita con delle barriere comunque superabili dalle biciclette e l’interno della galleria stessa l’asfalto è danneggiato e si possono incontrare cani randagi).

Se non siete quindi degli appassionati di ferrovie con un innato senso dell’avventura, consiglio vivamente di percorrere un pezzo della circonvallazione di Monreale e di bypassare la galleria seguendo il tracciato bici che vi porterà in pochi minuti nuovamente sul sedime dove la galleria stessa finiva.

Il sedime adesso si sviluppa dolcemente e diventa via Linea Ferrata; può essere seguito nella sua quasi totale interezza fino a Santa Cristina Gela. La pendenza è lieve, pensata ovviamente per la realizzazione di una ferrovia e quindi per le piccole macchine a vapore in uso sulle ridotte siciliane che dovevano inerpicarsi nell’entroterra diciliana con la sola forza delle proprie bielle, in aderenza naturale. Anche un ciclista meno esperto ma con determinazione potrà percorrerla dunque senza particolari difficoltà. Il percorso è asfaltato ma presenta in alcuni punti dei problemi legati alla mancata manutenzione, quindi bisogna sempre tenere gli occhi aperti per evitare buche o piccoli dossi. Nell’attraversare ponti e viadotti prestate attenzione perché la carreggiata si restringe e spesso, se si incrociano mezzi dal senso opposto, è il caso di fermarsi e farli passare… ricordatevi che la carrozzeria, sulla bici, siete voi!

L’ascesa è un susseguirsi di villini inframezzati ad opere d’arte ferroviarie, caselli, piccole stazioni, muri di contenimento dalla tipica pietra sfaccettata, facilmente riconoscibili; tutti elementi che si incastonano perfettamente, integrandosi, nel paesaggio che diviene rurale man mano che si lasciano dietro le zone urbanizzate. L’ascesa, per quanto mitigata dalle livellette tipiche di una ferrovia, è costante e si avrà anche l’occasione di attraversare delle gallerie in buono stato di conservazione (in alcuni casi dotate di impianto di illuminazione).

Nei pressi di Altofonte, scavalcando lo scorrimento veloce Palermo-Sciacca, la denominazione del percorso cambia in via Ferrovia Ovest, e viene attraversata una piccola porzione del paese. Prima dell’arrivo davanti la Stazione di Altofonte bisogna passare dentro un campetto di calcio in terra battuta, ma la cosa è abbastanza facile perché i cancelli posti alle estremità del campo sono sempre aperti, e moltissimi ciclisti e pedoni sono soliti utilizzare questa “scorciatoia” (qualora i cancelli fossero chiusi basterà seguire la provinciale per aggirare il campetto).

Dalla stazione alla Galleria che ci porta fuori dal paese la denominazione della strada è via Case Stazione, per poi diventare via Ferrovia Est. Anche qui si percorrerà il sedime originale attraversando gallerie e incrociando caselli e manufatti originari della ferrovia.

Questa parte del percorso è molto bella, subito dopo la galleria che ci porta fuori Altofonte si procede per alcuni chilometri in un boschetto demaniale, e da qui in poi si può notare un nuovo cambio di stile nella architettura dei caselli, che presenteranno d'ora innanzi due finestre laterali al posto di una sola.

Successivamente il sedime si innesta sulla Provinciale 38 Belmonte Mezzagno-Santa Cristina Gela (siamo all'incirca a 27km dall'inizio del tracciato ferroviario originale) e purtroppo qui in alcuni punti non si potrà seguire l’interezza del sedime, che spesso attraversa campi e vigne private. Tenendo gli occhi aperti comunque sarà possibile osservare opere d’arte e caselli ormai non più raggiungibili se non a piedi e richiedendo l’accesso ai proprietari dei fondi dove insistono.

E' davvero un peccato non poter seguire il sedime in questa zona: le poche tracce rimaste sono intervallate da attraversamenti di proprietà private (case, aziende e campi coltivati). In prossimità del paese di Santa Cristina Gela consiglio una piccola sosta entrando in paese. Sono presenti diversi bar dove è possibile gustare un ottimo cannolo siciliano, prodotto tipico dei paesi Arbëreshë della Provincia di Palermo (definizione dei paesi caratterizzati dalla minoranza etno-linguistica albanese storicamente stanziata in Italia meridionale e insulare). Dopo si potrà nuovamente seguire la traccia ciclabile, che consentirà di percorrere su strade sterrate parte del sedime originale verso Piana degli Albanesi.

La linea lambisce l’omonimo lago, per poi iniziare la discesa verso l’Alto Belice Corleonese. Lungo il percorso in prossimità del lago si possono notare caselli acquistati da privati, ristrutturati e trasformati in ristoranti, bar e strutture agrituristiche.

In prossimità della diga si attraversa una lunga galleria in curva totalmente al buio (raccomando pertanto di essere dotati sulle bici di un valido impianto di illuminazione anteriore e posteriore). E' la galleria più lunga dell'intero tracciato, circa 700mt. E da qui si inizia la discesa verso San Cipirello (nome curiosisissimo che deriva dalla toponomastica del luogo del secolo scorso, che indicava questa zona come C. (Case) Pirello, poi fusa e… nobilitata con l’aggiunzione del “San”).

In questo punto il sedime coincide con la Strada Provinciale 102 bis che alterna tratti asfaltati a estese in terra battuta con presenza di ghiaia, quindi bisogna prestare massima attenzione, soprattutto perché essendo la pendenza in discesa si può facilmente prendere velocità. Anche qui è possibile osservare diversi caselli e manufatti totalmente in rovina che si fondono armoniosamente con il paesaggio rurale.

Da segnalare il passaggio davanti la Fermata Masseria Kaggio, che sembra sia stata interessata nel dopoguerra da incontri tra i mafiosi italiani e americani, e dall'organizzazione dei famigerati fatti della Strage di Portella della Ginestra. (fonte: misteriditalia)

Percorrendo il sedime si passa davanti l’antiquarium di Case D’Alia, che meriterebbe una piccola sosta per la visita, in quanto conserva alcuni dei reperti archeologici più significativi provenienti dagli scavi della città di Jaetas (l’antica San Giuseppe Jato).

Quando si giunge a San Cipirrello il sedime segue inizialmente il tracciato delle vie Aldo Moro e successivamente Enrico Berlinguer, per poi coincidere con un tratto della Strada a Scorrimento Veloce Palermo – Sciacca. Questa strada non è percorribile dalle biciclette, pertanto si dovrà seguire il sedime da una strada diversa, cercando di tenerlo per un bel po’ di km alla ns. destra, ma avendo sempre l’occasione di poter ammirare alcune significative opere d’arte.

Consiglio, prima di proseguire, una sosta alla Stazione di San Cipirello, divenuta adesso sede di una cantina vinicola sociale, dove è anche possibile acquistare prodotti legati al territorio.

Il percorso consigliato prevede a questo punto di seguire la SP20 che, come specificato precedentemente, consentirà di avere il sedime originale sulla destra. Impossibile non notare due splendidi viadotti, il primo composto da sette archi (tra l’altro raggiungibile seguendo la traccia ciclabile con piccola deviazione su sterrato) ed il secondo da 8 archi. I viadotti sono in eccellente stato di conservazione.

Prima di percorrere la strada interpoderale che segue il tracciato è d’obbligo una piccola deviazione che in pochi km darà la possibilità di visitare Borgo Borzellino, una vera Ghost Town siciliana. Esso è un Borgo Rurale progettato e costruito tra il 1939 e il 1943. Non fu mai completato a causa dello sbarco degli alleati nel luglio del 1943. Doveva essere, nel progetto iniziale, un borgo di riferimento per i contadini della zona, e comunque, dopo la guerra i lavori ripresero terminando nella metà degli anni 50. Per qualche anno, a fasi alterne il borgo venne abitato fino a svuotarsi completamente a metà degli anni 70. Dalla collina su cui è edificato si gode un bellissimo panorama sulla Valle dello Jato e sul viadotto ad otto archi superato poco prima. Dopo la visita del borgo occorre ritornare nei pressi del viadotto, e seguire su sterrato un ulteriore segmento di sedime, con la possibilità di visionare diversi caselli e la stazione di fermata denominata Balletto, che di fatto è l’ultima prima di Camporeale; prima della stazione terminale si possono ammirare due ulteriori viadotti in buono stato di conservazione.

Come accennato all’inizio dell’articolo il progetto di questa linea ferrata doveva terminare a Salaparuta, ma di fatto i lavori vennero bloccati proprio nelle campagne immediatamente fuori Camporeale. Il rimanente tratto, da Camporeale a Salaparuta, rimase infatti solamente allo stadio progettuale.

Poco prima degli ultimi due viadotti erano presenti due gallerie, oggi non più esistenti. Durante la guerra, con lo sbarco alleato e l'avanzata verso Palermo, le truppe americane le usarono come deposito-polveriera per le armi e le munizioni (anche di artiglieria) che confiscavano alle truppe italiane. Alcune fonti narrano di un incidente e di una grande deflagrazione, che distrusse le gallerie. Morirono anche civili, così, per “ripicca”, sembrerebbe che gli abitanti di Camporeale fecero deflagrare a loro volta una bomba che distrusse la stazione del paese. Vere o meno che siano questi racconti, di fatto l’ultima infrastruttura della linea è un casello ferroviario in abbandono e ammalorato nelle campagne subito prima dell’ingresso in paese.

A questo punto gli amanti della bicicletta potranno decidere se rientrare a Palermo effettuando il tragitto al contrario, o magari pernottare a Camporeale in qualche agriturismo locale per poi l’indomani rientrare scendendo verso la costa. Questa è una scelta assolutamente individuale da fare in base al proprio allenamento, al tempo a disposizione e alla voglia di pedalare lungo le strade rurali della Sicilia.

Ringraziamenti:

Prima di lasciarvi alle schede tecniche, ai file da scaricare e alla galleria fotografica voglio ringraziare l'associazione Sicilia in Treno che ha avuto l'idea, guardando sui social alcune foto delle mie pedalate, di spronarmi a scrivere un resoconto delle stesse a tema ferroviario, dando appunto una chiave di lettura al percorso e alle infrastrutture lungo lo stesso. La ferrovia Lolli-Camporeale è la prima ciclo-escursione narrata, presto racconterò altri tour lungo le ridotte siciliane.

Rimango ovviamente sempre a disposizione di qualsiasi appassionato come me di bicicletta e ferrovie che voglia effettuare l'escursione in compagnia.

Le informazioni storiche e sul tracciato sono anche fonte del lavoro dei gestori di due blog presenti su internet; gli autori. che non conosco personalmente, hanno svolto un egregio lavoro nel ricostruire il tracciato della linea e nel raccogliere informazioni e storie che ho avidamente letto e cercato qui di riassumere, alleggerendole da tecnicismi ferroviari per un uso cicloturistico.

Vi suggerisco vivamente di visitare i loro blog:

Forse se non avessi conosciuto i loro siti, non avrei pedalato in queste zone rurali della Sicilia. Davvero quindi li ringrazio per avere dato un ulteriore spinta al mio lavoro.

Ringrazio il sito www.ferrovieabbandonate.it da cui ho estrapolato le informazioni tecniche sulla lunghezza della linea e sugli anni di inizio e fine dei lavori.

Nella galleria fotografica i più attenti noteranno che, dove sono presenti (soprattutto nelle gallerie e nei ponti/viadotti) i medaglioni/fregi con i fasci littori, le date di realizzazione partono dal terzo anno Era Fascista (28 ottobre 1924-27 ottobre 1925) per terminare con l’ottavo anno E.F. (28 ottobre 1929-27 ottobre 1930).

Un ulteriore ringraziamento al gentilissimo sig. La Melia, arzillo ottantenne classe 1938, attuale proprietario della stazione di Balletto, che ogni volta, durante i miei sopralluoghi o pedalate in zona, mi offre un caffè ristoratore e mi racconta aneddoti di sua memoria sul territorio e sulla costruzione della ferrovia nella zona di Camporeale.

E naturalmente ringrazio tutti voi che avete seguito questo articolo, sperando di avervi spronato ad effettuare una escursione fuori porta, se non in bici magari in moto od autovettura, lungo le ultime vestigia dello scartamento ridotto Siciliano.

Ad altiora et Meliora semper.

SCHEDA TECNICA LINEA FERRATA

  • Lunghezza tracciato progettuale: 85,254 km
  • Lunghezza tracciato realizzato: 64,800 km
  • Inizio lavori: 1924 - Interruzione definitiva lavori: 1935
  • Gestore: Ferrovie dello Stato
  • Scartamento: 950 mm
  • Stazioni e fermate: Palermo Lolli, Uditore, Baida, Monreale, Fiumelato, Altofonte, Cozzo Vaccheria, S. Cristina Gela, Piana degli Albanesi, Kumeta, Kaggio, Cerasa, S. Cipirello, Balletto, Camporeale
  • Numero Caselli realizzati: 30
  • Numero Gallerie realizzate: 16 (considerando anche le due distrutte durante la guerra)
  • Numero Viadotti realizzati: 6

FILE GPX DA SCARICARE

Per scaricare il tracciato della linea ferroviaria in GPX cliccare qui

SCHEDA TECNICA PERCORSO IN BICI

  • Lunghezza del percorso in bicicletta: 75,400 km
  • Totale dislivello positivo: 1309 mt (da Palermo Lolli a Camporeale).
  • Difficoltà Media con bici muscolare, Medio Facile con bici elettrica.
  • Bicicletta consigliata: Mountain Bike / Gravel Bike / Trekking Bike (assolutamente sconsigliata la bici da corsa per via di alcune parti dell’itinerario in strade non asfaltate).

Si raccomanda di portare con se una scorta di acqua. Spesso le fontane sono secche o comunque non garantiscono acqua potabile. Approfittare dell’attraversamento dei paesi per ristorarsi. La maggior parte del percorso non presenta zone d’ombra, quindi sconsigliamo vivamente di effettuare la pedalata nei mesi caldi e/o in orari centrali della giornata. Come consigliato prima, considerate anche il percorso per tornare indietro alla fine dell’escursione.

 

NOTA: le foto sono contrassegnate, nel nome file, dal posto in cui sono state scattate le immagini