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Categoria: Pedalate lungo le vecchie ferrovie Siciliane
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Sicilia in Treno apre una nuova rubrica, grazie al Socio Fondatore Sergio Gargagliano, da anni ciclista esperto in tour a due ruote attraverso ogni angolo di Sicilia. Vi lasciamo alle sue parole:

Negli ultimi tempi, durante le mie pedalate in solitaria lungo le strade secondarie della Sicilia, ho maturato l’idea di voler tentare di ripercorrere, idealmente e, ove possibile, anche materialmente, gli antichi tracciati ferroviari delle ferrovie “secondarie” siciliane, oggi tutti dismessi se non, addirittura, mai entrati in servizio.

Per i meno avvezzi alla terminologia ferroviaria, con la dicitura ferrovie secondarie, si intendeva definire una distinzione dell’infrastruttura in base all’importanza e al volume di traffico: ferrovie principali, con traffico intenso, elevata velocità e colleganti città e paesi di importanza e rilevanza nazionale ed internazionale, e ferrovie secondarie, nate tra la fine dell’800 e gli inizi dello scorso secolo per collegare punti “secondari” del territorio; tali linee, solcate da un traffico spesso (ma non sempre) scarso, furono sviluppate seguendo scelte tecniche volte al risparmio nella costruzione, ciò per favorire la rapida costruzione e ramificazione; ciò voleva dire opere d’arte, gallerie, ponti, etc. ridotti al minimo indispensabile, da qui i tracciati tortuosi e spropositatamente lunghi, velocità commerciali basse, armamenti leggeri. Sempre per ragioni di economia, spesso veniva scelto uno “scartamento” (termine tecnico che indica la larghezza del binario, ovvero la distanza interna tra i due funghi delle rotaie) diverso dallo standard (1435 mm). Per consentire curve a stretto raggio, atte a seguire la naturale conformazione dei territori attraversati evitando cosi la costruzione di costosi ponti e gallerie, veniva spesso preferito lo scartamento cosiddetto ridotto. In Italia ebbe notevole diffusione, lo scartamento ridotto “metrico”. Sia quello “puro” (1000 mm), sia il cosiddetto scartamento metrico “italiano”, curiosamente attestatosi a 950 mm. Leggenda narra che tale scelta, a fine ‘800, venne operata per un errore di interpretazione degli allora tecnici italiani che, rifacendosi alla documentazione proveniente dall’Europa del Nord, dove si stavano già tracciando ferrovie a scartamento metrico standardizzate, equivocarono la distanza di 1000mm ritenendo che essa fosse riferita alla mezzeria del fungo della rotaia e non ai bordi interni… perdendo così 50mm di scartamento! Vero o meno che sia, l’idea dei tecnici italiani di allora, intenti a scervellarsi per capire disegni tecnici scritti in tedesco e fatti a china per capire dove cadesse esattamente la linea passata a mano, mi ha sempre fatto sorridere.

In Sicilia era presente una estesissima e capillare rete di ferrovie secondarie a scartamento ridotto a 950mm (da qui in avanti userò per comodità l’abbreviazione SR); salvo alcune eccezioni, questo complesso di linee apparteneva alle Ferrovie dello Stato (FS), di fatto un unicum nel panorama italiano. Vennero, per tale rete, creati rotabili ad hoc dalle Ferrovie dello Stato, entrate a pieno merito nella storia delle ferrovie italiane e che, incredibilmente, tuttora sopravvivono in alcuni esemplari, quasi tutti accantonati a Castelvetrano (la nostra sezione “Ferrovie di Selinunte” sazierà la curiosità di tutti i lettori interessati all’attualità sullo scartamento ridotto FS).

La grande rete delle ridotte FS toccava le province di Palermo, Trapani, Agrigento, Caltanissetta ed Enna, mentre nelle zone del Sud Est (Siracusa e Ragusa) era in servizio una linea a SR concessa (la Siracusa – Vizzini – Ragusa gestita dalla SAFS – Società Anonima per le Ferrovie Secondarie della Sicilia). Infine nella provincia di Catania venne fondata la FCE (Ferrovia CircumEtnea).

A parte la FCE, che è riuscita a rinnovarsi e a restare al passo coi tempi pur mantendendo la “magia” tipica di una ferrovia ridotta secondaria, la totalità delle linee a SR siciliane FS risulta oggi interamente dismessa. Una scelta figlia, in primis, del mancato rinnovo soprattutto delle infrastrutture, che iniziarono ben presto a evidenziare tutti i loro limiti, dovuti ai percorsi tortuosi, spesso nati più per servire attività economiche (come ad esempio l’estrazione dello zolfo) che non i passeggeri, alla assenza di un segnalamento adeguato, agli armamenti leggeri e malmessi; tutti problemi che rendevano le velocità commerciali assolutamente inappropriate. La scelta di chiudere al posto di ammodernare, così come fatto altrove, ha lasciato interi pezzi di Sicilia senza una ferrovia. Oggi possiamo dire che tutti noi non possiamo che rimpiangere questa decisione.

Fatta questa piccola carrellata storica sullo scartamento ridotto, ritorniamo al mio personale tour, che spero di raccontarvi con una serie di articoli volti a presentare alcuni di questi anticipo e suggestivi tracciati, dal mio punto di vista, ovvero da parte di chi va in bicicletta e che, avendo anche la passione delle ferrovie, osserva e nota durante il suo lento pedalare, le vestigie e le infrastrutture di dette linee, che caratterizzano il paesaggio ed il territorio attraversato.

Non ho pretese di dilungarmi in storia delle ferrovie e tecnicismi infrastrutturali, di cui comunque cercherò di dare qualche cenno, ma tenterò di offrire soprattutto un reportage fotografico che possa dare un’idea sullo stato di conservazione di queste linee, in modo da offrire a chi pedala la possibilità di avere una nuova chiave di lettura del territorio durante le escursioni, magari facendo d’ora in avanti attenzione a quelle strutture ed opere d’arte come ponti, caselli, stazioncine e muretti di contenimento che si potranno incontrare durante il tragitto.

A volte seguire un tracciato “abbandonato” è difficile ed impossibile nella interezza dello stesso, ma oggi con gli strumenti moderni (i navigatori satellitari o i moderni smartphone dotati di GPS ed apposite App dedicate) su cui importare i tracciati reperibili nei vari siti di appassionati, come il sito di Sicilia in Treno, di cui mi pregio di essere uno dei soci fondatori, si può riuscire a percorrerne gran parte; e dove il sedime è stato cancellato o inglobato dentro proprietà private, provare a visionarlo da punti accessibili immediatamente vicini.

Sperando di fare quindi cosa gradita agli appassionati, di seguito troverete il mio primo “viaggio in bicicletta” lungo le Antiche Vestigia delle Ferrovie Siciliane.