Tante le riflessioni all’indomani del “Porte Aperte”, organizzato da Fondazione FS nel WE 23-24 marzo 2019 presso la stazione di Porto Empedocle, terminal della “Ferrovia dei Templi”. È bene partire da un breve resoconto di domenica 24 marzo (giorno scelto da SiT per una gita sociale), invitandovi a guardare la galleria fotografica in fondo all'articolo, per poi sviluppare varie considerazioni partendo da quanto ammirato e appreso.

La manifestazione, legata alle "giornate FAI di primavera 2019" organizzate per valorizzare siti di interesse culturale e ambientale, ha beneficiato di una imponente organizzazione: dalla quasi totalità del parco rotabile storico a scartamento ordinario presente in Sicilia e fatto convergere in stazione, al treno speciale con vetture d’epoca proveniente da Palermo, alle corsette sulla fermata “ Tempio di Vulcano”; da vari allestimenti e scenografie, al trasferimento, per esposizione statica, di rotabili a scartamento ridotto provenienti da Castelvetrano e dalla FCE; sicuramente un dispiegamento di mezzi e investimenti che in Sicilia, per una manifestazione a carattere meramente ferroviario, non si erano ancora visti. Ottima  premessa.

Sarebbe pretestuoso, come pur si è letto sui social, fare un paragone con il “Porte aperte” organizzato sempre da Fondazione FS negli stessi giorni presso il suo Hub di Milano Smistamento (qui un resoconto gentilmente inviatoci dall'amico di SiT, Fabrizio Caramazza). Si tratta di luoghi, attività, manifestazioni completamente diverse tra loro e non comparabili.

Si può anzi affermare, con senso pratico, che, stante ciò che attualmente esiste in termini di archeologia industriale, parco rotabili, attività turistico-ferroviarie avviate in Sicilia, non si sarebbe potuto chiedere di più nell’allestimento del sito di Porto Empedocle. Ad esempio, coraggiosa ed apprezzata l’idea di esporre la R301 027 (recentemente rientrata nella disponibilità del gruppo FS), seppur in uno stato di conservazione che non rende giustizia a questo importantissimo cimelio ferroviario, oggetto di vincolo quale bene culturale. E' immaginabile sia un segnale per indicare il punto di partenza di un restauro più che necessario per questo veicolo, un impegno che certo richiederà tempo, investimenti e spazi adatti a un lavoro di carpenteria così ingente (auspicabile, in tale ottica, un rientro della locomotiva a Castelvetrano, insieme ai veicoli già restaurati e sotto vincolo della SS.BB.CC.AA. di Trapani, che abbisognano di un protettivo rimessaggio al coperto); un modo per dare al pubblico la possibilità, in futuro, di fare il paragone tra il “prima” e il “dopo”. Una chiave di lettura in parte confermata anche dall’intervento sul palco dell’ing. Sabato Gargiulo, Fondazione FS.

Il centro di interesse maggiore però, per gli addetti ai lavori, si è focalizzato sui rendering presentati sotto forma di cartelloni e teloni, che descrivono l’idea per la trasformazione della stazione di P. Empedocle in un vero e proprio spazio culturale e museale a tema ferroviario; una visione proiettata a creare un polo multifunzionale; un parco “non solo” a servizio della ferrovia dei templi ma con una propria, indipendente attrattiva; un luogo cioè capace di vivere anche di altro (in questo senso, felice l’idea di realizzare una sala conferenze).

Date quindi le premesse offerte, le attese sui contenuti degli interventi degli oratori invitati sul palco, per la celebrazione della manifestazione, erano alte. 

Dopo l’introduzione di Pietro Fattori, Fondazione FS, già ispiratore e fautore, con successo, della salvaguardia e rinascita della ferrovia Agrigento - Porto Empedocle, e la sintesi storica operata da Giuseppe Taibi, presidente regionale del FAI, che, ricordando gli sforzi per mantenere e far rinascere la stazione di P. Empedocle, non ha mancato di citare l’On. Maria Iacono e la legge sulle Ferrovie turistiche che porta il nome di quest’ultima, come esempio di avanguardia tutta siciliana in questo settore, è stata data la parola all’ing. Sabato Gargiulo, in rappresentanza di Fondazione FS.

Il discorso, breve, ha toccato alcuni punti cardine, in primis che la suggestione proposta dai rendering di Porto Empedocle, troverà più facilmente un percorso per divenire realtà se la Sicilia metterà davvero il “cuore” in questa operazione. Una frase che, al netto delle disponibilità economiche che immaginiamo il Gruppo FS già possiede per degli interventi tutto sommato limitati, è suonata quasi come una richiesta di coinvolgimento e di supporto della cittadinanza e delle istituzioni necessario a poter confermare l’investimento. Certamente, quando verranno avviati i lavori di ristrutturazione, questi restituiranno un polo attrattivo in un lasso di tempo breve. 

*** LE RIFLESSIONI ***

In effetti, la sensazione, ricavata sia dagli interventi sul palco, sia dalle considerazioni raccolte dagli addetti del settore in loco, è che il concetto di ritorno a breve-medio termine sia fondamentale perché un qualche progetto possa effettivamente essere appetibile in questa fase per Fondazione FS.

Una ipotesi che spiegherebbe ad esempio come mai non vi sia stato invece cenno su programmi per lo scartamento ridotto: sia che si parli di un ripristino ferroviario del tratto Castelvetrano - Porto Palo di Menfi, sia che si consideri il mero restauro del parco rotabile residuo (costituito, ricordiamolo, pur sempre da decine di mezzi in cattivo stato di conservazione), tali interventi presentano un verosimile orizzonte temporale ampio e problematiche al contorno difficilmente affrontabili da un singolo soggetto. 

Per sviluppare le considerazioni che seguiranno è utile individuare le principali attività, turistiche e di salvaguardia, realizzabili nel campo delle ferrovie, tralasciando volutamente il settore dei treni storici su linee aperte all’esercizio, campo in cui Fondazione FS già opera bene e spesso in regime di sussidio, legandosi ai contratti di servizio regionali (in questo la Sicilia ha fatto scuola):

  1. Salvaguardia, restauro e valorizzazione dei rotabili storici.
  2. Ripristino di ferrovie chiuse ed esercizio per scopi turistici e museali.
  3. Riconversione e rifunzionalizzazione di infrastrutture ferroviarie a scopi ricettivi e/o attrattivi.

Circa la salvaguardia dei rotabili, in Sicilia la maggiore criticità è certamente legata al parco a scartamento ridotto FS, se non altro per la consistenza ed unicità dello stesso: anni addietro, a seguito di un protocollo di intesa stipulato da Fondazione FS con Trenitalia Cargo, l’allora proprietaria dei mezzi, e con RFI, il detentore dell’impianto di Castelvetrano, venne avviato, tra l'entusiasmo generale, il restauro dei primi mezzi a scartamento ridotto FS, nella rimessa ex S.R. del Deposito Locomotive di Castelvetrano. Ebbene, i primi risultati di tale lavoro sono stati presentati, per la prima volta, a Porto Empedocle (si veda foto in allegato al presente articolo). 

La scelta di esporre questi mezzi rimarca l’interesse di Fondazione FS per la storia delle ridotte sicule. Ed è certo ben chiaro alla Fondazione il valore dell’impianto di Castelvetrano, il sito più consono a garantire le operazioni di restauro e di rimessaggio al chiuso per gli storici veicoli a scartamento ridotto; non esistono altri impianti del genere con tali potenzialità, né in Sicilia, né nel resto di Italia, questo è un fatto. Alla luce di tali constatazioni, a cui si somma, come valore aggiunto, la genuina passione che ha sempre spinto il Direttore di Fondazione FS, l’ing. Luigi Cantamessa, nella sua azione meritoria di salvaguardia del patrimonio ferroviario storico, appaiono inverosimili le voci, registrate negli ultimi tempi sui social, che temono un disimpegno definitivo della Fondazione a Castelvetrano. 

Ma certo destano preoccupazione vicende come il rientro del locomotore R212.402, senza che si fosse avviato un intervento per il suo ripristino funzionale (evidentemente non ritenuto necessario a breve termine). O ancora, l’attuale stallo dei lavori per ripristinare nuovi spazi al chiuso o manutenere il fascio binari, e la generale inattività sul fronte del recupero rotabili. La stessa scelta di sfoggiare i primi tre mezzi a s.r. restaurati presso un altro sito, con i costi che pur vi saranno stati nel trasbordo su strada, spinge ragionevolmente a chiedersi se vi sia in atto un ripensamento della Fondazione FS su tempi e strategie per ciò che rimane delle ridotte sicule a Castelvetrano.

Occorre constatare che i rotabili restaurati devono essere poi valorizzati e le alternative sono solo due (l’una non esclude l’altra): un uso statico, museale, o un uso dinamico, per un servizio turistico. Entrambe le ipotesi, allo stato attuale, sono difficilmente praticabili in un arco di tempo breve: come noto, non vi sono ferrovie a scartamento ridotto FS aperte; e non vi sono rimesse armate e agibili in numero sufficiente da garantire, sia un rimessaggio al coperto per tutti i mezzi, sia una corretta fruizione pubblica; Nemmeno a Porto Empedocle, qualora venissero realizzate tutte le opere proposte lo scorso WE, sarebbe possibile ospitare una tale collezione. Come detto sopra, Castelvetrano rimane oggettivamente l’unico sito candidato a conservare questo tesoro di archeologia industriale.

È qui, a nostro avviso, il nocciolo della questione: in un orizzonte temporale a breve-medio termine, è possibile immaginare una piena valorizzazione dei rotabili a scartamento ridotto, giustificando quindi già oggi massicci interventi su infrastrutture e veicoli presenti a Castelvetrano? 

Con un tale quesito si passa al secondo punto delle possibili azioni da intraprendere, ovvero il ripristino di linee ferrate chiuse.

La legge 128/2017 individua una sola ferrovia a scartamento ridotto FS da preservare, il tratto Castelvetrano - Selinunte – Porto Palo di Menfi, e per ottimi motivi. La linea è ancora armata, anche se in condizioni di abbandono, il tracciato risulta per lo più integro, salvo ridotte estese occupate o smantellate; nel suo sviluppo la strada ferrata unisce il centro di Castelvetrano, servito già da autostrada e ferrovia e che da anni tenta un rilancio turistico grazie ai suoi importanti monumenti, con l’area archeologica più grande d’Europa, il parco di Selinunte, ed ancora con una delle riserve marittime più belle e selvagge di Sicilia (la Riserva Orientata della Foce del Belice), assieme al comprensorio alberghiero che si è sviluppato attorno alla costa e che gode di un regolare flusso turistico internazionale. Un potenziale enorme (intuibile anche dal parallelo successo della Ferrovia dei Templi) a cui si aggiunge l’unicità del sistema in opera, lo scartamento ridotto FS, realizzato espressamente per la Sicilia e che dispone a tutt’oggi dei rotabili originari, appositamente costruiti per l’isola. Infine, la “perfetta” brevità del tratto indicato dalla legge (appena 22km complessivi), unita alle considerazioni di prima, rende questa linea, la strada ferrata turistica ideale. 

Ma occorre ragionare con realismo: ripristinare la ferrovia in tutto il suo sviluppo totale, in un unico lotto funzionale, prevedendo da subito un esercizio meramente ferroviario, in assenza dei decreti attuativi (che pur la L.N. 128/2017 prevede) atti a semplificare le norme di esercizio e sicurezza, incidendo in modo deciso e calmierante sui costi di ricostruzione e di mantenimento, richiede investimenti per decine di milioni di euro. Inoltre, la contestuale occupazione di alcuni tratti di ferrovia non possono che creare attriti a livello locale con chi, in questi decenni, in modo più o meno regolare, ha usufruito del sedime.

Per andare avanti e far sì che il progetto di ripristino della ferrovia di Selinunte, da un decennio prepotentemente ritornato materia di discussione, non cada nel dimenticatoio, occorre quindi una condivisione corale del progetto creando un fronte comune il più ampio possibile. È necessario cioè che si crei una sinergia tra soggetti attori e/o promotori, prevenendo così l’ostruzionismo. Occorre che vi sia un impegno politico, a livello regionale e locale (gli assessorati competenti e i comuni coinvolti) in grado di indicare al gruppo FS, ancora oggi proprietario della ferrovia (aspetto estremamente favorevole), in modo deciso e determinato l’interesse della Sicilia per questo investimento; un impegno che possa anche proteggere, con una presa di posizione istituzionale certamente a favore della collettività e dei territori interessati, dagli attacchi che arriveranno da parte dei pochi a cui verranno intaccati interessi personali; occorre anche, conoscendo la realtà degli uffici pubblici, che una puntuale azione di promozione, programmazione, e inquadramento del progetto possa essere condivisa con associazioni, per statuto e competenze, in grado di aiutare, spronare, indirizzare in questa fase le amministrazioni locali e regionali, mettendo a disposizione le proprie capacità e professionalità, con un riconoscimento ufficializzato di questo ruolo.

È necessario infine, nell'ottica di un inquadramento dei programmi a breve-medio termine, dividere il progetto in lotti funzionali, per poter aspirare a più misure di finanziamento (anche piccole) e creare così diversi potenziali canali da cui attingere risorse, prevedendo step sia per la ricostruzione, sia per il tipo di esercizio, fosse anche il ferrociclo.

Un primo lotto è facilmente identificabile con la tratta Parco Archeologico di Selinunte - Ponte in ferro sulla foce del Belice. Una visione già sposata dal comune di Castelvetrano, in cui ricade la quasi totalità della linea indicata dalla L.N. 128/2017 e proposta dall’amministrazione cittadina al gruppo FS fino al 2017 

Grazie ai fondi di Agenda Urbana, risorse attualmente disponibili e che vanno intercettate con rapidità, sarebbe probabilmente possibile ottenere già adesso finanziamenti per manutenere il binario ancora esistente che corre dal belvedere di Selinunte fino al ponte in ferro, ripristinando al contempo gli 800m di linea ferrata fino alla stazione di Selinunte; e prevedendo, come prima ipotesi di esercizio, il servizio con ferrociclo. Un modo per garantire la continuità della ciclovia attualmente esistente e che termina nel territorio di Menfi, raccordandola con il parco archeologico; una rifunzionalizzazione che eviterebbe gli errori del passato fatti con le ciclabili, grazie alla identificazione di un gestore che provvederebbe a manutenere l’infrastruttura ferroviaria, garantendo, con la gestione del servizio con ferrociclo, il mantenimento in efficienza della struttura. Un modo per creare le basi per un ritorno all’esercizio ferroviario vero e proprio, grazie alla ricostruzione del binario, in pieno accordo con la L.N. 128/2017.

Un altro lotto funzionale (e si giunge al terzo punto della lista sopra riportata) è la creazione a Castelvetrano di una Ferrovia-Museo, ovvero di un polo attrattivo multifunzionale dotato di spazi di aggregazione, di esposizione e di lavorazione, fortemente caratterizzato e incentrato sullo scartamento ridotto e sul parco rotabile ivi preservato e che un domani potrebbe arricchirsi di altri pezzi (si veda in tal senso, l'idea proposta al “porte Aperte” organizzato a Castelvetrano nel 2013). Un sito che, per le tante ragioni sopra elencate, non risulterebbe certo una cattedrale nel deserto, e che sarebbe cosa “altra” dal polo culturale Di Porto Empedocle, che ha sue proprie ragioni di esistenza.  In sintesi, una perfetta rivalorizzazione di strutture, impianti e mezzi del gruppo FS, difficilmente ipotizzabile in altri modi.

Anche in questo caso è utile soffermamrsi sui tempi occorrenti per avviare una tale azione: già oggi sarebbe possibile, con pochi interventi (la manutenzione del binario a scartamento ridotto, già avviata, la risistemazione del piazzale antistante la ex rimessa S.R. per garantire la fruizione al pubblico, la revisione per riordino di marcia di un minimo di rotabili a s.r.) rendere fruibile al pubblico una porzione del deposito realizzando al contempo un esercizio a spola dalla stazione di Castelvetrano; Un progetto con un orizzonte temporale certamente breve, che realizzerebbe l’embrione di un museo ferroviario "dinamico" unico del suo genere. Sarebbero gli stessi lavori di restauro sul parco rotabile storico, (previo potenziamento della dotazione di attrezzature nelle officine agibili), l’oggetto della visita. Il pubblico avrebbe così l’occasione  - come auspicato dall’ing. Gargiulo per la R301 027- di seguire il progresso nella rinascita di veicoli dal così grande valore storico. Un genere di polo attrattivo che, nel resto d’Europa, funziona già benissimo.

E già oggi, con il coinvolgimento delle associazioni locali, si potrebbe sia gestire con maggiore efficacia e a costo zero il mantenimento delle strutture, rendendole vive e presenziate, sia garantire, con un volontariato professionalmente specializzato, una attività di restauro continuativa, fruibile al pubblico, anch’essa con un impatto economico per il gruppo FS irrisorio.

è banale constatare in chiusura che, se si arrivasse all’apertura di un primo polo attrattivo sullo scartamento ridotto FS, che sia il ferrociclo a Selinunte o un museo dinamico a Castelvetrano, diverrebbe più semplice sia salvaguardare il resto della linea ferrata indivuata dalla L.N. 128/2017 che trovare un domani fondi per l’apertura di nuovi tratti: si tratterà infatti di implementare una realtà esistente e non di realizzare qualcosa ex novo.

In conclusione: progetti condivisi, sostegno delle amministrazioni pubbliche a più livelli, coinvolgimento di soggetti che possano fornire aiuto e supporto continuativo localmente, programmazione per ragionevoli lotti funzionali per avviare da subito azioni a breve-medio termine. Questa secondo SiT la sintesi di quel che occorre portare avanti per vedere un domani correre nuovamente un treno a Selinunte (o a Randazzo o Pachino). Sicilia in Treno, come sempre, conferma il suo impegno per questi risultati, che considera realistici; già in queste settimane si sta operando proprio con un’ottica inclusiva per far sì che il progetto della ferrovia a Selinunte sia il più condiviso possibile.

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