Durante le ferie si cerca sempre di rilassarsi, provando ad unire la voglia di relax alle proprie passioni e cercando di coniugare il tutto con le esigenze della famiglia, degli amici e dei luoghi di interesse. Non sempre si ha la fortuna di poterlo fare ma quando si riescono ad incastrare tutti i pezzi del puzzle, si possono ottenere risultati memorabili!
Quest’estate, ho avuto pochi giorni di ferie a cavallo di ferragosto, e con la famiglia ho deciso di passare il poco tempo a disposizione nei pressi di Sciacca, rinomata cittadina di interesse storico e balneare, posta in posizione strategica lungo quella che fu forse la più famosa e bella ferrovia a scartamento ridotto a gestione FS della Sicilia: La Castelvetrano – Porto Empedocle.
Sciacca si trova a metà percorso ed era dotata di una stazione adatta a gestire sia il traffico viaggiatori, sia quello (consistente) merci. Purtroppo, come ben sanno gli amici e lettori di Ferrovie di Selinunte, la ferrovia è stata sconsideratamente chiusa dal 31 dicembre 1985 e da allora versa in stato di abbandono.
Proprio da appassionato di ferrovie, mi è capitato spesso di usare Google Earth per visionare dall’alto tratti della linea ridotta e la mia attenzione più di una volta è stata catturata da una struttura turistica rurale, posta nelle vicinanze della linea ferrata, in contrada Maragani, tra Menfi e Sciacca. Un baglio in stile siciliano con accesso a spiaggia privata lungo un tratto di costa incredibilmente suggestiva e selvaggia, ed allo stesso tempo a due passi dalla ferrovia. Viste queste premesse e le “peculiarità” di questa struttura alberghiera il passo per decidere la meta della mia piccola vacanza in quel di Sciacca, è stato breve… Ed eccomi dunque a prenotare un soggiorno relax per me e famiglia, 3 notti presso il Baglio Maragani. Da Palermo la struttura è facilmente raggiungibile in un’ora circa di strada, percorrendo la Statale Palermo-Sciacca ed uscendo al km 78+8 (Menfi 10). Dopo qualche km di provinciale tra vigne e oliveti, si raggiunge Contrada Maragani e la via Selinunte, e da lì agevolmente si arriva alla struttura.
Giunti a destinazione, potrete capire facilmente la soddisfazione nell’essere riuscito a unire la mia passione ferroviaria al fatto di poter stare comodamente al mare con la mia famiglia. La spiaggia privata del Baglio (con ombrelloni e sdraio) ha reso felici i miei figli e mia moglie; e la posizione “strategica” mi ha consentito di dedicare alcune ore delle mie ferie per esplorazioni lungo la linea ferrata, per “scoprirne” alcuni aspetti e viaggiare con la fantasia, immaginando di percorrerla al momento del suo splendore, quando lì sferragliavano littorine RALn60 e le vaporiere r302, fantasticando di stare magari a bordo di un carro merci aperto a sponde alte, come ho sempre sognato di fare guardando un vecchio filmato di un viaggio del GRAF.
E veniamo al resoconto delle mie escursioni ferroamatoriali: il primo giorno decido di esplorare alcune centinaia di metri di linea facilmente raggiungibili a piedi dalla struttura. La linea si presenta abbastanza sgombera, con i binari intaccati più o meno dalla normale corrosione e le traverse ammalorate da decenni di mancata manutenzione. Su alcune di queste sono ancora presenti i chiodi indicanti l’ultima data di manutenzione, in alcuni casi risalente agli anni 70. Percorrere a piedi questa ferrovia è davvero suggestivo: osservare le traversine tutte diverse, che si contorcono come nodosi serpenti di legno, in alcuni punti consumate o bruciate, potrebbe un attimo intristire, ma allo stesso tempo è comunque incoraggiante percepire come, nonostante il totale abbandono, la linea ferrata sia rimasta lì, testimone di un tempo fortunatamente non da tutti dimenticato e che oggi, dopo tanti sforzi di pochi, sembra stia uscendo dal limbo e suscitando un nuovo, giusto interesse (ricordiamo infatti, come comunicato sul nostro sito, che il superstite parco rotabili a scartamento ridotto e, in visione prospettica, anche parte della linea, sono oggetto di attenzione da parte di Fondazione Ferrovie dello Stato Italiane, che sta conducendo un restauro dei mezzi presso il deposito di Castelvetrano, dove sono accantonati).
Il percorso si presenta costellato di parecchi punti dove la vegetazione ha invaso il sedime, costringendomi a volte a difficoltosi passaggi. Una fatica ben ricompensata perché sulla strada ferrata posso comunque ammirare di tutto, da una miriade di tombini in discreto stato di conservazione, ai resti dei supporti per i pali del telegrafo. Avvicinandomi al passaggio a livello di Via Selinunte, vista la sempre più folta vegetazione sono costretto ad abbandonare il percorso, per riprenderlo più avanti nel tratto che giunge alla Stazione di San Marco. Dalla strada idealmente attraverso il P.L., dove si può ancora osservare un binario che emerge testardo dall’asfalto, quasi a rimarcare la sua esistenza, e i resti del casello, trasformato in abitazione privata. Essendomi allontanato già di alcuni km, decido il primo giorno di interrompere l’escursione per rientrare e ricongiungermi alla famiglia.
Il secondo giorno di soggiorno, nel pomeriggio, con la complicità dell’amico appassionato ed esperto conoscitore dello Scartamento Ridotto, Giuseppe Santangelo, originario di Sciacca, spendiamo 3 ore e mezza del nostro tempo per una seconda, particolarissima escursione nelle “viscere” della terra…. Nel primo pomeriggio infatti, muniti di autovettura, ci rechiamo dapprima alla stazione di Sciacca, dove purtroppo, causa vendita della struttura da parte di RFI a soggetto terzo, effettuiamo solamente un sopralluogo dall’esterno, osservando attoniti il degrado in cui la stazione versa e rattristandoci profondamente per la ricchezza che questa importante cittadina ha perso nel più totale silenzio di istituzioni e con un complice menefreghismo di molti abitanti delle generazioni passate (quelle di oggi non hanno nemmeno memoria che un tempo la loro città era servita da una infrastruttura tanto importante quale è la ferrovia).
Finita questa breve visita ci dirigiamo presso le antiche terme Selinuntine di Sciacca (struttura che potrebbe essere un fiore all’occhiello del territorio, ma che versa anch’essa in abbandono) per esplorare i 700 metri circa della galleria che attraversava la cittadina, originando proprio dalla stazione; l’imbocco lato Stazione è però murato così dobbiamo recarci verso l’altro accesso alla galleria, posto subito dopo un ponte che sovrasta il torrente di acque sulfuree delle terme; quest’ultima opera d’arte si presenta in discreto stato di conservazione anche se insozzato dai soliti graffiti di pseudo-artisti che sinceramente definirei vandali. Il successivo tratto ferroviario è in curva ed in leggera pendenza ed anche la galleria, come vedremo più avanti, da questa parte del percorso si presenta su livelletta (nel nostro verso, discendente). Mentre visitiamo la tratta, con Giuseppe si commenta come dovessero arrivare “sparate” le “paperedde”, le loco a vapore, approfittando della pendenza e della voglia di superare velocemente il tratto in galleria, per respirare il meno possibile il carbone (prima della guerra) o la combustione della nafta dei sistemi di riscaldamento delle r302 (dopo la guerra). Pare che da racconti di alcuni ex ferrovieri in pensione, in galleria si riuscisse ad arrivare anche a 70kmh! Diverso il discorso percorrendo il tratto in direzione inversa, dove la pendenza viene ancora ricordata dai macchinisti delle “caffettiere” con impropri e maledizioni.
L’imbocco della galleria è quasi nascosto dalla vegetazione, ma non è difficile accedervi. Immediatamente la temperatura cambia: un venticello fresco fuoriesce infatti dal portale, dandoci ristoro dalla canicola tipica del pomeriggio agostano siculo. L’imbocco della galleria si presenta, al pari del resto delle opere d’arte su questa linea, in buono stato: la muratura ed i mattoni sono solo ricoperti di muschio e vegetazione nella parte iniziale, dove ancora arriva la luce del sole.
Varcato il portale, la sorpresa: all’interno della galleria lo stato di conservazione dell’armamento è più che discreto, le traverse (che non presentano i classici chiodi indicanti la data di manutenzione) ed i binari, nella quasi totalità della estesa, sono conservati molto bene, eccezion fatta per alcuni punti in cui infiltrazioni dovute alla falda o alla mancata manutenzione delle canalizzazioni hanno eroso o divelto il binario: addentrandoci infatti con l’ausilio di torce elettriche ci imbattiamo (verso metà della galleria) in una situazione di cui conoscevamo l’esistenza ma che non avevamo mai visto di presenza: traverse e binari completamente sollevati e curvati da una duna formatasi a causa di fuoriuscite di materiale fangoso misto a zolfo. La sede ferroviaria così messa è inquietante, ma suggestiva. Questo fenomeno viene da noi rilevato in più punti durante il percorso, anche se presente in forma diversa (binari sollevati da destra o da sinistra) e con minore entità di danni.
Il percorso, come dicevamo, termina, dopo una leggera curva, sull’accesso parzialmente murato lato stazione, da dove comunque filtra la luce. Lo stato di conservazione del tunnel appare discreto, in alcuni tratti notiamo la presenza di sale, filtrato dalla roccia insieme all’acqua. L’ambiente fresco all’interno del tunnel, e la buona conservazione del percorso ci permettono di percorrere i 700 metri della galleria (andata e ritorno) in breve tempo.
Conclusosi presto dunque questo primo tour, insieme a Giuseppe si decide di provare a esplorare un’altra galleria posta nei pressi del torrente Carabollaci e dell’omonimo casello; così, con un breve tragitto in auto, giungiamo sul posto, dove dapprima ci soffermiamo ad ammirare, percorrendolo, un breve tratto del ponte ferroviario che sovrasta il torrente. Un opera ferroviaria superba, in ottimo stato di conservazione, ma con un sedime attualmente difficile da percorrere a causa della vegetazione. subito dopo, ci rechiamo all’imbocco della Galleria, posto dopo il casello Carabollaci. La galleria risulta essere la più lunga di tutta la linea ferroviaria Castelvetrano – Porto Empedocle, essendo lunga circa 3,6 km. Dall’altra estremità è totalmente murata, e l’unico accesso è ora possibile dal lato Carabollaci. Il tunnel ed il casello furono interessati da alcuni lavori di manutenzione verso fine anni 80: i binari da 27 kg/m vennero sostituiti con rotaie da 36, e le pareti della galleria furono rinforzate con cemento.
Superato il casello notiamo che una certa estesa di binario è stata rimossa, probabilmente è stata oggetto di furto da parte di venditori di metallo con pochi scrupoli. L’accesso alla galleria non è facile, il sedime è ricoperto da fango, probabilmente a causa di infiltrazioni dall’interno della tunnel e al non funzionamento ottimale dei canali di scolo della stessa. Così, dopo che il sottoscritto affonda letteralmente con tutto il piede (e zoccolo) nel fango, troppo abbondante…, decidiamo di desistere, non essendo attrezzati adeguatamente! Trovata così una sorgiva dove ripulirmi, rientriamo a Sciacca, dove io e Giuseppe Santangelo, contenti delle visite del pomeriggio ci salutiamo.
Ed arriviamo così al terzo giorno di ferie: premetto le intenzioni erano buone, non bellicose, volevo dedicarmi interamente alla famiglia, passare la giornata con loro a mare, in totale relax, già appagato dei tour ferroviari dei giorni precedenti; ma…
… ma, si sa, la tentazione è sempre dietro l’angolo e quella per la ferrovia è una passione ben strana, difficile da spiegare e ancor più da domare!
Appena svegliatomi infatti, mentre moglie e figli ancora dormono, sorseggiando il caffè nella zona ristoro del Baglio Maragani, sento rumore di aeroplani ultraleggeri. Affacciandomi dalla terrazza del baglio, scopro così che la struttura ospita un aviopista (cosa che da Google Earth, intento ad esplorare la linea ferrata, mi era sfuggita) e, informandomi meglio, vengo a sapere che è possibile effettuare voli panoramici dalla durata di una ventina di minuti sopra Sciacca.
Non ci penso due volte!
Mi vesto velocemente e, approfittando del fatto che ancora la famiglia sonnecchia placidamente, mi reco in un batter d’occhio presso gli hangar, deciso a provare l’ebbrezza del volo in ultraleggero. Con il pilota ed istruttore di volo, Claudio, concordo subito la rotta: praticamente decido di vedere dall’alto ciò che il giorno prima avevo visitato dal basso!
In men che non si dica eccomi seduto accanto al pilota sull’aereo, cinture allacciate, macchina fotografica alla mano e pronto al decollo verso questa elettrizzante escursione: osservare dall’alto la linea ferrata dei miei sogni! Subito dopo il decollo viriamo verso Sciacca e idealmente seguiamo il percorso ferroviario fatto nei giorni precedenti; passiamo rapidamente in sequenza Maragani, il passaggio a livello di via Selinunte, la Stazione di San Marco, la Stazione di Sciacca, il Ponte sul torrente sulfureo, il ponte sul Carabollaci e l’omonima galleria con l’ingresso allagato e fangoso; tutto scorre sotto di me ed io sono letteralmente rapito dal vedere dal vivo, coi miei occhi, le immagini che tante volte avevo sbirciato giocando con Google Maps. Fa impressione guardare i caseggiati ferroviari, ci si accorge di come i caselli e le stazioncine siano perfettamente integrate nel paesaggio circostante. Di più: riesco finalmente a mettere in correlazione i luoghi visitati nei giorni precedenti coi tratti di ferrovia che normalmente sono “nascosti”, lontani da strade o trazzere di accesso, irraggiungibili a causa della vegetazione o delle servitù poderali.
Il volo turistico dura circa 25 minuti ed risulterà essere un’esperienza indimenticabile, che consiglio a tutti gli appassionati della Castelvetrano – Porto Empedocle.
Il bilancio di questa breve vacanza è assolutamente positivo: sono stato insieme alla mia famiglia (per la maggior parte del tempo, lo giuro!), ho mangiato bene ed alloggiato in un posto la cui ospitalità si rifà alla più antica, sacra tradizione di accoglienza siciliana degli ospiti (grazie a Luigi, il gestore del Baglio Maragani); ed ancora, ho avuto momenti di svago e relax, riuscendo a coniugare il tutto con la mia passione per la ferrovia che amo di più, la Castelvetrano – Porto Empedocle.
In sintesi, un’esperienza che consiglio a tutti gli amanti della ferrovia in cerca della vacanza ideale. Vi lascio ora all’album fotografico (di cui vi allego descrizione nell’elenco sottostante)
Foto da 1 a 3:
PRIMO GIORNO Tratto di linea (da prossimità di Baglio Maragani al PL di via Selinunte)
Foto da 4 a 5:
PRIMO GIORNO Chiodi con data Manutenzione su traverse
Foto da 6 a 8:
PRIMO GIORNO Tratto di linea con vegetazione sul sedime (da prossimità di Baglio Maragani al PL di via Selinunte)
Foto da 9 a 10:
PRIMO GIORNO Manufatti (da prossimità di Baglio Maragani al PL di via Selinunte)
Foto da 11 a 13:
PRIMO GIORNO Folta vegetazione nei pressi del PL di Via Selinunte.
Foto da 14 a 15:
PRIMO GIORNO PL in via Selinunte
Foto da 16 a 18:
PRIMO GIORNO Tratto di linea da PL di via Selinunte verso Stazione di San Marco.
Foto da 19 a 23:
SECONDO GIORNO Stazione di Sciacca
Foto da 24 a 27:
SECONDO GIORNO Ponte sovrastante le acque sulfuree delle Terme Selinuntine
Foto da 28 a 29:
SECONDO GIORNO Vegetazione presso ingresso Galleria
Foto da 30 a 33:
SECONDO GIORNO vegetazione all’interno e all’esterno della galleria
Foto da 34 a 37:
SECONDO GIORNO Primi metri della Galleria: rialzamento binari e traverse
Foto da 38 a 46:
SECONDO GIORNO all’interno della galleria
Foto da 47 a 49:
SECONDO GIORNO Ponte sul torrente Carabollaci
Foto da 50:
SECONDO GIORNO giunto unione binari da 27 con quelli da 36 kg/m
Foto da 51 a 55:
SECONDO GIORNO casello e imbocco galleria Carabollaci
Foto da 56 a 71 Volo turistico lungo la ferrovia da Maragani a Carabollaci.