Di articoli dove si scrive su come digitalizzare un modello per fortuna la rete ormai è piena. Su internet vi sono tantissimi tutorial ricchi di informazioni  a riguardo, proposti da esperti modellisti che, con piacere e voglia di divulgare le loro conoscenze, rilanciano continue news e trucchi su un argomento ormai fondamentale e predominante nel mondo dei fermodellisti “dinamici”, ovvero degli appassionati che non si accontentano di modelli in vetrina ma vogliono simulare l’esercizio ferroviario realizzando un impianto per ricreare la “propria” ferrovia.

Questo pezzo va ad arricchire il filone, con il racconto di una digitalizzazione potenzialmente appetibile a tanti fermodellisti che trattano “italiano”.

Un giorno di giugno l’amico modellista Fabrizio Caramazza mi chiede infatti se sia possibile spostare un decoder 8 poli su un modello elaborato da una serie giocattolo, quindi senza predisposizioni del circuito stampato atto a poter ospitare un decoder.

Conoscendo un minimo il mondo DCC, dal punto di vista elettrico so che questa condizione di partenza non è assolutamente un problema, complice la semplicità del circuito e il livello di miniaturizzazione a cui sono giunti ormai i decoder.

Cogliamo l’occasione quindi per incontrarci una sera e studiare il problema: fra due chiacchiere sulla nostra passione comune, divagando sulla vita in generale,  chiedo a Fabrizio se possiamo approfittare dell’operazione che ci accingiamo a realizzare per farne un piccolo articolo, magari per incoraggiare chi è ancora alle prime armi e vuole approcciarsi al mondo del digitale mettendo mano sui modelli.

Fabrizio rimane entusiasta dell’idea, quindi si comincia…

Il decoder scelto per questo intervento viene prelevato da una 245 Rivarossi/Hornby, un modello che ha un bel po di anni sulle spalle, che presenta una bontà di stampi che lo tiene esteticamente al passo dei tempi, ma che è penalizzato dalla famigerata trasmissione a cinghia, che, nonostante il miglioramento nelle ultime produzioni, restituisce ancora un marcia poco fluida alle basse velocità, qualitativamente inaccettabile rispetto a quel che oggigiorno siamo abituati ad avere dai grandi marchi di fermodellismo.

La locomotiva che riceverà il decoder è una D445 navetta Rivarossi/Hornby,  un modello di fascia bassa che monta una meccanica presa dalla produzione giocattolo di qualche anno prima (distribuzione cardanica) ed una cassa di derivazione “stampi” Lima anni ‘80.

C’è da dire che il lavoro di adattamento della cassa, proveniente addirittura dalle serie che montavano il mitico motore “G”,  alla nuova meccanica è stato molto ben eseguito: la scocca proveniente della prima originaria produzione, all’interno, è stata infatti completamente rimaneggiata per far combaciare gli attacchi del nuovo telaio; un gran lavoro se si considera che si parla di modifiche sostanziali agli stampi esistenti. Anche la sporcatura è notevole, specie quella presente sulle griglie laterali, che danno alla locomotiva un aspetto decisamente più realistico.

L’intervento di digitalizzazione non può che partire dal circuito stampato di origine: iniziamo a mettere le mani sul pcb, molto semplice e pulito; rimuoviamo per prima cosa i condensatori e le resistenze presenti, col cutter poi eliminiamo le tracce stampate che creerebbero cortocircuiti in presenza di un decoder, preservando i collegamenti già esistenti al lati del pcb, che serviranno per almentare il decoder.

passiamo quindi alla saldatura dei fili rosso e nero sulle rispettive tracce: questi rappresentano i collegamenti elettrici che porteranno la corrente dal binario al decoder; una volta posizionati e saldati questi cavi, si passa a porre in opera i contatti che convergono al motore, rispettivamente con il filo arancione e grigio.

Realizzato questo passaggio, che pone il decoder a ponte tra binario e motore, decidiamo di provare il tutto per vedere se il circuito elettrico funziona bene. Senza sorprese, il modello, messo sul binario, funziona senza problemi e risponde docilmente ai comandi imposti per la marcia.

Rassicurato così l’amico Fabrizio, colleghiamo il comune, filo BLU, alle resistenze per i led, ed i fili giallo e bianco alle luci. 

L’installazione del decoder è così terminata; una rapida messa in ordine del cablaggio, per far si che questo rientri negli ingombri a disposizione all’interno, tra cassa e telaio zavorrato, una prova di chiusura della scocca… e la macchina è pronta a camminare in DCC! 

Ma, si sa, l’appetito vien mangiando: chiacchierando, soddisfatti del lavoro, si osserva assieme che il modello non presenta carrelli isostatici, cosa che non garantisce una conduzione perfetta e continua. Così, studiando gli spazi liberi notiamo che c’è posto per dei condensatori da installare per garantire un minimo di effetto tampone in caso di binario sporco.

Quindi appuntamento ad un'altra sera in buona compagnia…