Ed ecco a voi le RALn 60, i rotabili più preziosi (e soprattutto ancora esistenti) della nostra amata ferrovia di Selinunte! Queste simpatiche macchine furono concepite per l’esigenza, sentita da prima della seconda guerra mondiale, di far circolare mezzi più agili delle vaporiere dei gruppi R.301, R.302 ed R.370 sulle linee FS a scartamento ridotto della Sicilia. Tale esigenza si concretizzò solo nel 1949 con l’immissione in servizio, appunto, delle RALn 60. Questo gruppo di automotrici termiche (trazione diesel) furono costruite in 25 esemplari espressamente per la rete complementare siciliana e presentarono alcune caratteristiche innovative per l’epoca, come il motore disposto sotto la cassa ed un cambio meccanico sincronizzato sempre in presa. Innovazioni, sperimentate appunto sui mezzi siciliani, alla base dello sviluppo di tutte le automotrici moderne che ancora oggi sono in servizio e dunque le RALn 60 rappresentano uno storico punto di svolta della tecnologia ferroviaria italiana.
Furono costruiti 15 esemplari bimotori (numerati da 01 a 15) e 10 monomotori (da 16 a 25), oltre a 5 rimorchi RLn 68. Tra il 1960 e il 1961 uno dei comparti viaggiatori di questi cinque veicoli fu trasformato in bagagliaio per il trasporto del collettame creando due saracinesche, una per lato, e furono riclassificati come RLn 32.
Il servizio delle RALn 60 iniziò a partire dal gennaio del 1950 sulle seguenti linee: Palermo S. Erasmo - Corleone - S. Carlo, Castelvetrano - Porto Empedocle (prolungato sino ad Agrigento Centrale dal 1953), Burgio - Salaparuta - Castelvetrano, Santa Ninfa - Salemi, Dittaino - Piazza Armerina - Caltagirone. Le unità che svolgevano servizio sulla linea a cremagliera di Dittaino si differenziavano dalle altre per la presenza della ruota dentata, non utilizzata per la trazione ma solo per la frenatura.
Le automotrici ebbero un inaspettato successo presso gli utenti, ciò che portò ad una intensa utilizzazione sulle linee prima elencate. Successivamente, complice il clima sfavorevole al trasporto su rotaia che prese il sopravvento negli anni ’50, si rinunciò a costruirne altri esemplari.
Gli accantonamenti di questo gruppo, considerata l’età dei mezzi, iniziarono relativamente presto e precisamente nel 1971, dopo la chiusura della Dittaino - Piazza Armerina. Cinque delle RALn 60 accantonate per effetto di questa chiusura furono acquistate, qualche anno dopo, dalla Ferrovia Circumetnea e furono trasformate, a seguito di pesanti modifiche estetiche e alla propulsione, formando il gruppo RALn 64 della FCE.
Il raggio d’azione delle altre RALn 60 ancora in attività (16 unità tra bimotori e monomotori e 3 rimorchi) si ridusse progressivamente con il cessare dell’esercizio delle varie linee, fino al 31 dicembre 1985, quando fu chiusa la Castelvetrano - Ribera e le ultime automotrici ancora in grado di funzionare furono confinate nel deposito di Castelvetrano.
Troverete sicuramente informazioni più dettagliate sulla storia di questo gruppo di automotrici su Internet, nei tanti siti dedicati allo scartamento ridotto siciliano, o guardando l'approfondimento sulle caratteristiche salienti di questo gruppo qui: Raln 60 - informazioni tecniche.
La maggior parte delle macchine venne demolita tra il 1988 e il 1990. La fiamma ossidrica risparmiò solo cinque RALn60, quelle forse ritenute in condizioni migliori, conservate probabilmente in previsione di una futura vendita a terzi (FCE, ferrovie eritree?), poi mai realizzatasi. E qui veniamo alla storia recente: le unità in questione sono la 03, 09, 10, 11, e la 12 (di cui trovate una galleria fotografica aggiornata a novembre 2012).
Quest’ultima macchina, senza i carrelli originari (e quindi mancante del finale di trasmissione e, verosimilmente di parte dei sistemi di propulsione), si trova attualmente monumentata presso la Stazione Museo di Villarosa. Nonostante uno stato di conservazione non proprio eccelso, il rotabile è curato e non è a rischio di perdita.
Per quanto riguarda le quattro gemelle ancora accantonate presso l’ex deposito di Castelvetrano, evidenziamo che esse erano giunte a fine servizio nell’85 in perfetto ordine di marcia e che inoltre ad inizio anni 2000 erano state pure oggetto di lavori di decoibentazione e ristrutturazione, volti ad una vendita che però non si è mai concretizzata. I numerosi anni di abbandono dell’area ferroviaria del deposito di Castelvetrano hanno prodotto uno stato di degrado notevole: queste macchine, che pure fino al 2006 si presentavano ancora in discreto stato di conservazione, sono divenute bersaglio di molteplici atti di vandalismo e di furti di materiale che ne hanno compromesso l’integrità estetica e funzionale. Purtroppo, queste ultime stagioni hanno aggravato la situazione e il picco negativo si è raggiunto a marzo del 2009 quando un incendio, probabilmente generatosi accidentalmente ma provocato da barboni introdottisi nelle rimesse prive di vigilanza, ha di fatto semidistrutto l’unità 03 (forse la meglio conservata, ahinoi!) e seriamente danneggiato la 11 che condivideva la rimessa in cui si è sviluppato il fuoco. Ci sarebbe da aggiungere, e questo aspetto indispettisce particolarmente, che queste due macchine erano rimaste sigillate dentro la loro rimessa fino al 2006 in perfetto stato di conservazione, sino a quando sono state disturbate nel loro sonno probabilmente da cosiddetti appassionati che, pur di potere fare una foto, hanno forzato l’apertura dei portoni e così facendo ne hanno decretato lo stato attuale… (ma questo è passato e il passato non ci riguarda).
E non c’è da stare allegri nemmeno per le unità 09 e 10, conservate (si fa per dire) in un’altra rimessa del complesso di Castelvetrano, da anni anche esse alla mercé di atti vandalici. Queste situazioni, nel loro insieme, ci hanno spinto in passato per prima cosa a denunziare a chi di dovere il totale stato di abbandono di questi importantissimi mezzi, e in seconda battuta a portare avanti un piano che contemplasse la salvaguardia dei rotabili oggetto di questo articolo. Non ci dilungheremo sui mesi, sugli anni spesi a perseguire l’obiettivo, né riporteremo foto di come erano le macchine anche solo 4 o 5 anni fa. Lo scopo di questo sito non è di rivangare il passato, pur tenendolo ben presente, bensì di fotografare la realtà attuale, che costituisce il punto di partenza di qualunque iniziativa, e cercare soluzioni e prospettive future per l’oggetto del nostro interesse.
Ed allora, qual’è lo stato attuale di queste macchine?
Per quanto riguarda le RALn 60 di Castelvetrano, su sollecitazione dei fondatori di Ferrovie di Selinunte, la Soprintendenza dei Beni Culturali di Trapani, in data 26 luglio 2012, ha avviato il procedimento finalizzato all’accertamento dell’interesse culturale propedeutico alla apposizione del vincolo quali beni di interesse culturale particolarmente importante per il loro valore etno-antropologico e come strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica (art. 10 comma 3 lettara a) e art. 11 lettera h) del D.Lgs.vo n.42 del 22/01/2004).
Nei progetti condivisi con il Comune di Castelvetrano in forza di apposito protocollo d’intesa sottoscritto nel 2010, queste automotrici fanno parte, come elementi indispensabili, di un più ampio progetto che prevede la riapertura della linea a scartamento ridotto da Castelvetrano a Selinunte sino alla foce del Belìce, con un primo intervento riguardante i circa 3 km da Selinunte sino alla Riserva orientata che prende il nome dal fiume. Per tale progetto il Comune di Castelvetrano, con la collaborazione tecnica dei professionisti che hanno fondato Ferrovie di Selinunte, ha inserito il progetto del primo lotto in una richiesta di finanziamento in ambito PO FESR 2007 – 2013, PIST”Asse del Belìce”.
Problema risolto allora? Nemmeno per idea!
Le macchine, nonostante in questi anni le rimesse siano state più volte tompagnate sotto nostra esplicita richiesta, continuano ad essere preda di barboni e vandali, soprattutto nei periodi in cui viene richiesta manodopera occasionale per lavori agricoli, come la raccolta delle olive. E’ una incontrovertibile realtà di fatto che non solo porta a un degrado costante delle automotrici, ma che potenzialmente potrebbe produrre, nella incuria di chi è preposto alla sorveglianza, un nuovo drammatico evento come un incendio, che metterebbe ulteriormente a rischio l’esistenza di mezzi pur vincolati!
Che fare allora? L’idea oramai maturata è che queste macchine, che sono i mezzi a scartamento ridotto più “delicati” del parco ancora esistente, debbano essere trasportati in un luogo di ricovero temporaneo per sottrarli all’incuria e alla devastazione che finora hanno subito in un’area in cui è realisticamente impensabile richiedere la guardiania continua. Già in passato ci siamo occupati di questo aspetto, cercando di individuare i sistemi necessari per lo spostamento dei mezzi e i relativi costi. Occorre quindi trovare il luogo adeguato per il ricovero, possibilmente a costo zero, ed i fondi per coprire le spese di trasporto. Per quest’ultimo punto, abbiamo capito che, stante le cifre non eccessivamente onerose, con una raccolta fondi mirata si potrebbe arrivare alla somma necessaria. Quindi questo aspetto appare tutto sommato affrontabile: ne riparleremo.
Il problema fondamentale da risolvere dunque rimane la nuova collocazione. Su questo punto stiamo lavorando da tempo e la nostra intenzione è quella di mantenere comunque i rotabili all’interno del comune di Castelvetrano, con la cui Amministrazione abbiamo pure avviato una interlocuzione in merito. Chiunque volesse comunque suggerire soluzioni che rispondano ai requisiti prima indicati (costo zero o quasi, garanzia di vigilanza, collocazione possibilmente al coperto e comunque all’interno di una area recintata) può farlo contattandoci direttamente: sono bene accette tutte le idee.
Risolto l’aspetto della collocazione, intendiamo avviare subito una campagna di raccolta fondi per finanziare lo spostamento. E sarà allora che tutti voi dovrete aiutarci. Non ci saranno non meglio identificati “altri” che sistemeranno questa situazione, siamo noi - tutti noi - gli altri!