La rete a scartamento ridotto delle FS della Sicilia fu costruita con criteri standardizzati e ben definiti, ciò per semplificare, ottimizzare e ridurre i costi di progettazione. Le curve in linea prevedevano raggi minimi di 100 m (anche se in rari casi si è scesi a raggi minori come ad esempio in uscita da Castelvetrano, direzione Ribera, che registra una breve curva di 91m!).
Le pendenze per le tratte ad aderenza naturale, vennero poste non superiori al 25‰ mentre per quelle ad aderenza artificiale (cioè dotate di cremagliera, come la Dittaino-Piazza Armerina) tale limite venne spinto al 75‰; tutti i piani di stazione erano invece realizzati, per ovvi motivi di sicurezza, su piazzali senza pendenza.
La larghezza del corpo stradale delle ferrovie a scartamento ridotto fu fissata, per motivi di ingombro della sagoma, a 4 metri (che ovviamente anche poteva variare sulle curve in base al raggio).
Guardando più specificatamente l'armamento notiamo come lla massicciata veniva rincalzata ricreando un’altezza del ballast, standard, di soli 15 cm, letto di pietrisco sul quale poi venivano poggiate le traverse. Queste ultime, nella rete siciliana, furono tutte realizzate in legno (sulla rete eritrea ad esempio erano, per questioni ambientali e di reperimento materiali, costruite in lamiera piegata) e le misure tipiche erano: 180x15x18cm; Ovviamente nel corso degli anni, per economia di manutenzione, spesso furono utilizzate anche traversine di misure diverse.
Sulla Castelvetrano-Porto Empedocle non è infrequente trovare ancora in opera traverse provenienti dalla rete a scartamento normale, adattate al 950mm. Le traversine venivano di norma posizionate ad una distanza di 82 cm l’una dall’altra, tranne che in corrispondenza delle giunzioni delle rotaie, in quel caso si usava accostare due traversine mantenendo una luce minima di 4 cm.
Le rotaie impiegate furono le Vignole da 27Kg/m lunghe 12 m, con fissaggio alle traverse di tipo standard ovvero con attacchi diretti e posa indiretta e caviglie del tipo UNI 20.
Nelle linee ad aderenza artificiale isolane venne, come detto sopra, utilizzata una cremagliera, del tipo Strub; gli elementi erano lunghi 4 metri e sporgevano rispetto al piano del ferro di circa 70 mm; all’ingresso e all’uscita delle sezioni a cremagliera vi erano istallate delle apposite lame mobili per aiutare l’innesto tra la ruota dentata e la cremagliera. Purtroppo non rimane nessuna linea ancora armata in Sicilia con tale sistema e l’ultima testimonianza isolana dell’esistenza della cremagliera è rappresentata dalle locomotive a vapore R370 la cui l'unità 012 è ancora in terra siciliana.
Interessante notare che negli anni ’70, sulla linea Castelvetrano-Porto Empedocle, per sostituire il precedente, e logoro armamento (ovvero quando già il binario originale era stato usato fino all’osso, anche ricorrendo all’usanza di “girare” la rotaia per sfruttare la parte esterna del fungo non consumato) su alcuni tratti di ferrovia, specie tra Menfi e Sciacca, vennero adoperate delle rotaie da 36Kg/m; si trovano ancora testimonianze di giunzioni addirittura saldate, segno degli ultimi interventi di manutenzione.